Allarme delle imprese grossetane per la crescita dei tassi di interesse
“Preoccupa la scelta del Consiglio direttivo della Banca centrale europea di applicare un ulteriore rialzo dei tassi di interesse di 50 punti base, con l’obiettivo di contenere l’inflazione – afferma Mauro Ciani, segretario provinciale di Confartigianato Imprese Grosseto – La decisione, che sembrava essere stata messa in discussione a seguito del fallimento delle banche statunitensi e del crollo della Borsa di Credit Suisse, è stata invece confermata nei giorni scorsi. La conseguenza è che dal 22 marzo il tasso sui depositi è aumentato al 3%, quello sul rifinanziamento principale del 3,5% e sul rifinanziamento marginale del 3,75%”.
“Proprio adesso che le imprese, soprattutto le piccole imprese artigiane, avrebbero più bisogno di risorse per reagire al caro energia e pagare i debiti contratti durante la pandemia – prosegue il segretario di Confartigianato Imprese Grosseto – il sistema bancario mette i freni. Non solo i prestiti sono erogati con il contagocce, ma qualora le imprese riescano ad accedere al credito, devono sborsare oneri finanziari troppo elevati sui mutui contratti. L’aumento dei tassi di interesse è senza dubbio un fattore molto penalizzante per la sopravvivenza di tante aziende che si sono indebitate in questi anni. Tra l’altro la ripresa economica post pandemia che aveva fatto ripartire l’inflazione sembra essersi fermata. E se adesso i prezzi continuano a salire, purtroppo non è per la crescita economica quanto per ragioni di carattere puramente speculativo, legate all’incremento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Continuare ad aumentare i tassi portandoli a livelli davvero insostenibili per aziende e famiglie, rischia di generare l’effetto esattamente opposto rispetto a quello atteso dalla Bce.”
“Questa nuova complicazione, l’ennesima che si trovano ad affrontare le nostre imprese – conclude il segretario Mauro Ciani - mette ancora una volta in risalto le estreme fragilità e le contraddizioni del sistema finanziario internazionale, che anziché operare al servizio dell’economia reale finisce per danneggiarla. Per reagire occorre la volontà politica di sperimentare nuove soluzioni tese a garantire alle imprese stabilità e un credito sano. La separazione tra banche commerciali e di investimento potrebbe essere una delle strade da seguire, certamente non l’unica, per salvaguardare l’economia, dalle operazioni finanziarie più rischiose che scatenano le crisi.”